Pseudo
Pseudo è uno straordinario libro sui meandri della creazione letteraria e, in virtù di questo, una delle maggiori opere dell'autore «Pseudo è stato scritto come una beffa, ma è un vero capolavoro: divertente, commovente e del tutto assurdo, questo libro è diverso da tutto ciò che ho letto fino ad ora» - Maurice Samuels, Yale University «Un romanzo affascinante che è sia la storia selvaggia di un artista mentalmente sconvolto... sia un tour de force linguistico» - M. A. Orthofer «Con Pseudo... la prosa di Gary sembra approssimarsi a una vera e propria scrittura psicotica» - Pierre Bayard «Gary teorizza una vera e propria poetica del "fare pseudo", cioè diventare un personaggio che non si appartiene mai, inafferabile, sempre altro sia a sé stesso sia da sé stesso» - Riccardo Fedriga All'inizio degli anni '70, dopo una brillante e prolifica carriera, Romain Gary ormai è considerato un romanziere finito. Si parla di lui solo per segnalare che un suo cugino alla lontana, Emile Ajar, ha scritto un romanzo innovativo e sconvolgente, «La vita davanti a sé», che vince il Goncourt nel '75. Ma Gary e Ajar sono, in realtà, la medesima persona. «Pseudo» è il racconto di questa incredibile trasformazione. O incarnazione. Romain Gary è così stato, grazie a una volontà di mistificazione ambigua (Gary e Ajar significano rispettivamente "brucia!" e "la brace" in russo), l'unico scrittore a ottenere due volte il Premio Goncourt, la prima volta con il suo pseudonimo usuale, per «Le radici del cielo» nel 1956, e la seconda volta con lo pseudonimo di Émile Ajar, per «La vita davanti a sé» nel 1975.