Firenze sparita nei 120 dipinti di Fabio Borbottoni
E ancora oggi aperta la polemica se l'ottocentesca rivoluzione urbanistica del centro di Firenze operata dall'architetto Giuseppe Poggi sia stata un danno irreparabile per la città. La distruzione quasi completa della cinta muraria, l'apertura dei viali, lo sventramento del Ghetto e del Mercato Vecchio, con la conseguente sparizione di vicoli, chiassi, chiese e palazzi, ha dato a Firenze un volto nuovo, forse più luminoso, ma certamente diverso da quello che l'aveva resa celebre e stimata dall'epoca medicea sino all'Ottocento. Non è compito di questo volume celebrare la Firenze rinascimentale piuttosto che quella di fine Ottocento o viceversa, ma quello di accompagnare i quadri di Fabio Borbottoni (Firenze 1820-1901) che testimoniano quanto la città fosse ricca e viva e quanto sia andato perduto, consentendo così al lettore un confronto con il passato. I dipinti di Fabio Borbottoni - nati come "Collezione di N. 120 Dipinti a Olio sulla Tela Rappresentanti le Vedute interne o esterne di diverse antiche Fabbriche, Monumenti, Porte, Ponti e Località diverse della città di Firenze e suoi dintorni ora trasformate o non più esistenti comprese quelle del Vecchio Mercato e del Ghetto ora abbattuti" - sono solitamente apprezzati più come documento storico (l'autore si spinse a redigere, per ciascun dipinto, un commento scritto, raccolto nel Catalogo e illustrazione storica del 1895).
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