La compagna P38
Quattro giovani, sul finire dei tormentati anni Settanta, compiono un percorso politico radicale che - all'indomani del sanguinario e spettacolare sequestro di Aldo Moro- li porta a "entrare" nelle Brigate Rosse. Animati più da un sentimento di giustizia e di ribellione che da una fede nella dottrina marxista-leninista, Ermes e compagni saranno coinvolti nella spirale di cieca violenza che coinvolge le organizzazioni armate a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta. Impareranno a loro spese di potersi fidare solo gli uni degli altri, dormendo ogni sera in case diverse, la mano sul calcio della P38, la pistola letteralmente sotto al cuscino. Nel 1980 Ermes entrerà a far parte della direzione strategica della colonna romana assieme a Barbara Balzerani e Mario Moretti. Per gli altri brigatisti "storici" Ermes e compagni sono come fumo negli occhi, considerati poco più che cani sciolti, più preoccupati di contrastare gli uomini della Banda della Magliana e la diffusione dell'eroina, che di colpire "il cuore dello Stato". Il loro pane quotidiano non sono gli infiniti pedinamenti degli uomini politici del pentapartito o la riscrittura calibrata di cervellotici comunicati stampa, quanto l'eliminazione degli uomini del racket o la distruzione a colpi di tritolo del commissariato di quartiere.