Giulio Cesare
La figura di Cesare come avventuriero è stata variamente abbozzata e accennata dagli studiosi che hanno scritto e narrato di lui. Napoleone, che se ne intendeva, ha attribuito a Cesare la passione per la guerra in quanto "bella occupazione", cioè attività professionale divertente, esaltante e, spesso, meravigliosamente remunerativa per i generali. Ma questa coloritura personale è stata sopraffatta e messa in ombra, nella tradizione, dalle monumentali conseguenze storiche scaturite dalle azioni del politico e del soldato. E tuttavia essa sembra la sola capace di delimitare uno spazio in cui sia possibile, senza residui e senza vuoti, sistemare, come in un puzzle, le varie tessere che compongono il personaggio. Può darsi che questo sia riduttivo della valenza storica del soggetto, ma più di qualsiasi altro approccio avvicina all'uomo Cesare e fa conoscere le sue passioni, le speranze, la sua fatica quotidiana, gli errori, le crudeltà, i reati da codice penale, insomma la sua vita. L'autore pedina l'itinerario di questo avventuriero senza sottrargli meriti ma anche senza indulgenze complici e reverenziali, per concludere nel riconoscimento di una personalità straordinaria, carica di quel fascino proprio di quanti hanno il coraggio di vivere il limite estremo del loro destino senza timori o esitazioni.