Il bucato turco e altre solitudini
Quella mattina di novembre la signora Faustina si preparò il caffè e spinse la sedia a lato della finestra. Pareva di trovarsi a fine Ottocento in quel quartiere, che era stato un tempo periferia. Le casette modeste dall'intonaco incerto, separate da stretti sentieri di ghiaia, la cornice delle piccole finestre senza fantasie decorative, le persiane opache marrone o raramente verdi e sul tetto quel terrazzino. Anzi, era il terrazzino stesso a formare il culmine del tetto. Qui gli abitanti stendevano il bucato, che, in quelle minime abitazioni, in quei minimi passaggi, non avrebbe trovato posto e che asciugava là in alto un alto molto limitato a volte irrigidito dal vento del Nord o spruzzato di neve.
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