La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale
Negli anni trenta, Edmund Husserl avverte acutamente la crisi che l'Europa sta attraversando come un fenomeno complesso che coinvolge esistenza e pensiero. Nelle tendenze irrazionalistiche vede il rovescio del cattivo razionalismo, del positivismo e del suo progetto di dominio tecnocratico sulla natura. In questa sua ultima opera postuma, testamento della scuola fenomenologica, Husserl cerca le origini spirituali di tale crisi, tracciando un abbozzo storico-critico del pensiero filosofico e scientifico moderno. Fin dall'inizio, emerge la necessità di risalire e quella dimensione dimenticata dell'esperienza soggettiva che costituisce la nostra esistenza quotidiana. Ma non per questo Husserl vuole combattere la scienza in quanto tale: al contrario, muove alla ricerca del suo significato più profondo, convinto che la ragione stia a indicare "ciò verso cui l'uomo, in quanto uomo, tende nel suo intimo, ciò che soltanto la può pacificare, che può renderlo felice".