Missarun sollemnia
Dove possiamo collocare quest'opera? Quale il suo significato? Dopo la seconda guerra mondiale, il Movimento liturgico (guidato specialmente da quello francese, che durante la seconda guerra mondiale aveva incontrato idee e realizzazioni di quello tedesco) moltiplica studi e sforzi per rendere 'pastorale' la liturgia, ma si scontra con una realtà rituale rigida e non disponibile a svolgere quella funzione partecipativa e comunicativa che pur le si attribuiva. La restaurazione della Veglia pasquale (1951) e poi della Settimana Santa (1955) aveva fatto capire che, se il rito poteva essere reso flessibile secondo le esigenze pastorali, l'obbligo della lingua latina rendeva pressoché impossibile la comunicazione diretta dei 'significati'. Lo stesso Congresso internazionale di pastorale liturgica (Assisi, 18-22 settembre 1956) non scorgeva nessuna possibilità di superare questo scoglio. La liturgia, pur essendo pastorale per vocazione - e J.A. Jungmann lo aveva ampiamente dimostrato a quel Convegno con il suo magistrale intervento - era costretta a non aprirsi al popolo cristiano principalmente per l'ostacolo della lingua. Il Prof. Jungmann, ad Assisi, aveva presentato la sintesi di accurate e profonde riflessioni raccolte nel volume "Eredità liturgica e attualità pastorale", in cui spiccava un capitolo intitolato "Pastorale e storia della liturgia". Proprio in quegli anni la ricerca in campo storico-liturgico conosceva una nuova fase: quella dell'accostamento critico ai dati. Utilizzando i contributi della erudizione storica, ma anche l'esperienza pastorale e spirituale messa in opera dal Movimento liturgico, gli studiosi tentano dei 'bilanci' in vista di penetrare più a fondo nella comprensione della preghiera della Chiesa; si vuole percorrere il cammino evolutivo della liturgia, ma per rendersi conto dei 'perché' sottesi ai vari mutamenti; si vuole altresì verificare la prassi odierna: queste due linee sono percorse quasi come due sentieri che convergono a dare risposte, a motivare quelle istanze di riforma che saranno poi accolte dal Concilio Vaticano II. Metodologicamente questi studi che si impegnano a 'interpretare' le forme del culto utilizzano svariate 'chiavi di lettura'. Una di esse è definibile proprio come 'istanza pastorale' ed ha in Jungmann il suo auctor. Questa prospettiva viene da lui proposta come la migliore, la più capace di rendere conto del complesso cammino evolutivo (e/o involutivo) dei riti e delle preghiere della Chiesa. L'istanza pastorale è quella in grado di far emergere la liturgia quale 'vita della Chiesa'; il suo evolversi risulta comprensibile solo all'interno di determinate situazioni, problematiche e scelte pastorali. È qui sottesa una 'comprensione' della liturgia come realtà nella quale la Chiesa rivela se stessa e la sua missione. Propriamente in questa luce si coglie la collocazione ed il significato di "Missarum Sollemnia". (Alceste Catella, Vicario generale della Diocesi di Biella, già Preside dell'Istituto di Liturgia Pastorale "S. Giustina" - Padova).
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