Aglio, olio e assassino

Aglio, olio e assassino

Un maestro della cucina napoletana che ha sempre la battuta pronta e un ispettore di polizia scapolo impenitente: la coppia più improbabile e divertente del giallo italiano. "si' bbella e'nfama comme 'o riavulo 'e Margellina" Antico detto napoletano Peppe Vitiello, soprannominato “Braciola” per il suo fisico tondeggiante, è il sovrano incontrastato della trattoria Parthenope, sul lungomare di Mergellina, dove dispensa buoni piatti e battute di un’arguzia fuori dal comune. Fra le mura domestiche, invece, subisce le angherie di sua moglie Angelina, una donna burbera e dispotica che lo ritiene un buono a nulla e gli impedisce persino di avvicinarsi ai fornelli. L’ispettore Gianni Scapece è appena stato trasferito nel nuovo commissariato aperto vicino alla trattoria, è un tipo solitario e ama la cucina non meno delle donne. Tra una risata e un bicchiere di vino, Vitiello e Scapece diventano amici, al punto che Braciola è ormai il confidente preferito del poliziotto. Quando un uomo viene trovato morto in circostanze bizzarre – vicino al corpo sono disseminati, come in una sorta di rituale, alcuni alimenti – Scapece decide di utilizzare l’intelligenza e le conoscenze gastronomiche di Vitiello per risolvere il caso. Il killer, infatti, non solo ha voluto firmare il suo crimine, ma provoca l’ispettore inviandogli ogni giorno piatti da lui cucinati: impepate di cozze, fritture di pesce, caponate...
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