Quattrocentoventi grammi. Storia di una nascita difficile: diario di un padre, pensieri di una madre
"Che cosa sei? Non puoi essere mio figlio, non puoi essere figlio di nessuno. Mi alzo in piedi per guardarti meglio. Barcollo, ma non è il cesareo. Peter mi sorregge. Non so che dire. Lo guardo, sorrido e dico una banalità da mamma. Hai tubi ovunque. Suona tutto. ll pannolino microscopico è chiuso ma si distanzia dal tuo ventre di almeno quattro dita. Sembri uno scheletro. Sei scavato, le tue dita sono rosee e trasparenti: appena accennate. Sembri un feto e sembri già morto. Oh Dio, non provo nulla se non terrore e voglia di salvarmi. Alzo lo sguardo. La terapia intensiva è orrenda. Devo tutelarmi da questo orrore. Devo fuggire lontano, sperare il meglio, e il meglio non credo sia la vita. D'improvviso tiri un calcio nel vuoto ovattato della tua incubatrice. Lo sento nella pancia e ti riconosco. Ciao, amore mio, eri tu a tirarmi tutti quei calci, uno per ogni mia paura. Sei tu amore, come ho fatto a non riconoscerti. Perdonami. Ti amo. Tieni duro". Se Federico fosse nato soltanto dieci anni prima non sarebbe sopravvissuto. I medici della terapia intensiva della Mangiagalli l'hanno salvato tante volte, ma prima ancora di salvarlo hanno dato a noi la possibilità di sperare: oggi, infatti, la scienza può aiutare a trasformare una nascita estrema in un bambino. E' per questa ragione che sentiamo di dover dare un contributo, perché la ricerca continui e siano scoperte nuove tecniche per aiutare altre famiglie a vincere la dolorosa sfida di una nascita difficile. Abbiamo incontrato medici con occhi pieni di passione, tutto quello che tentiamo di fare dando il nostro piccolo contributo è aiutare affinché quegli sguardi possano dirsi ancor più fieri per aver collaborato a trasformare la speranza dei genitori e la tenacia dei piccoli in vita. Per questo abbiamo deciso di devolvere il nostro compenso derivato dalla vendita del libro all'Unità Operativa di Neonatalogia e Terapia Intensiva Neonatale della Clinica Mangiagalli di Milano. (Peter ed Elide)
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