La pratica filosofica
Domandare e cercare risposte sono attività che hanno un valore in sé, spesso superiore a quello delle risposte che si trovano alla fine: l'esercizio di raggiungere una particolare meta ha spesso altrettanto valore - se non di più - del raggiungimento della meta stessa. Non osare mettere in questione o non integrare la nuova conoscenza con le vecchie visioni del mondo e con la conoscenza preesistente può debilitare le grandi capacità e potenzialità dell'intelletto umano. La pratica filosofica come alternativa al counseling psicologico e alla terapia psicologica può rendere accessibile un luogo in cui esaminare il sé, la vita e il mondo, e mira a ripristinare nella nostra esistenza una meraviglia infantile. Aristotele considerava la meraviglia come l'inizio della filosofia, mentre Wordsworth definiva il bambino il migliore dei filosofi; Stanley Cavell, filosofo di Harvard, trova che impariamo dal bambino-filosofo a lasciarci alle spalle ciò che è infantile. La meta della consulenza filosofica è questa coltivazione dell'intelletto: la giocosa meraviglia diventa un filosofare come arte di vivere. Questo libro è una presentazione della pratica filosofica, intesa come filosofia pratica in sessioni di consulenza individuali. La sua struttura si organizza attorno a tre temi principali: la posizione storica della pratica filosofica; la giustificazione dell'approccio non clinico della consulenza filosofica, collocata nel contesto delle critiche filosofiche e cliniche della psicoterapia; la narrazione di una serie di casi specifici tratti dalla pratica dell'autrice. Quest'ultima parte è certamente quella caratterizzante: la modalità espositiva del racconto, peraltro, ne rende la lettura molto agevole anche per chi non sia un filosofo ma voglia capire che cosa può fare la consulenza filosofica per chi cerchi sul piano personale un'alternativa alla psicoterapia e alla psicoanalisi.
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