Il cuore nei sentieri dell'anima
Leggere "Lo Mal d'Umore" vuol dire svegliarsi bruscamente dal sonno abituale indotto dalla nenia ininterrotta di usurate parole senza costo, vuoi dire sentire fame e sete soltanto di digiuno, vuol dire tuffarsi in uno stagno di marmo nero non prima di aver attaccato come zavorra alla propria anima il macigno /coraggio perché possa arrivare 'leggera' fino al (pro) fondo, vuol dire credersi spettatori - dal sorriso ebete - dell'oscena messa in scena del Teatrino quotidiano, salvo a scoprire sconcertati che proprio noi siamo i protagonisti di quella Farsa. Durante la lettura di "Lo Mal d'Umore" più volte ho dovuto arrestarmi, distogliendo lo sguardo dal foglio, troppo forte l'emozione, tanto stupore, tanto peso, tanto dolore. Ma non si può rinunciare alla bellezza. Anche quando la bellezza racconta qualcosa di terribile: l'ala della morte, sospesa su di noi, che getta ombra sulla nostra speranza; una nuvola molesta che si fa beffa del nostro desiderio di sole; una macchia che contamina la nostra immacolata voglia di vivere. Sublima il dolore l'arte. Esorcizza la morte la bellezza. Dopo Calogero, in senso cronologico, la Calabria ha in Stancati un poeta di respiro nazionale e non solo.
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