Il diavolaro
Il protagonista del romanzo che Saverio Strati scrive fra il 1977 e il 1979 si aggiunge ad altre sue emblematiche figure e ha un nome fortemente significativo: il diavolaro. Il diavolaro è l’esemplare e infaticabile creatore di un percorso di riscatto, fuori dall’abbandono e dalla miseria, è un individuo vitale, mai arrendevole, visceralmente legato alla sua terra e al suo ambiente, testardo e arrogante quanto vitale e generoso. In perfetta sintonia con un Sud sfruttato e mal compreso, è persino costretto a patire sulla propria pelle le contraddizioni dello sradicamento, adattandosi a una vita altrove, con tutta la sua famiglia, e scalpitando per riprendersi l’identità originaria. Il destino del diavolaro è quello di vedere riflessi nella parabola di tutta un’esistenza i suoi stessi errori. Ne deriva sì un inevitabile confronto fra le generazioni, ma anche un incentivo alla rivisitazione della memoria, nella convinzione, tutta di Strati, che il suo Sud debba imparare a cambiare, a partire dall’antica divaricazione fra chi resta e chi se ne va. Solo un grande scrittore come Saverio Strati, convinto del dialogo diretto fra le generazioni, avrebbe potuto offrirci una prova tanto lungimirante, autocritica e profondamente attuale. Prefazione di Luigi Tassoni.