Il miraggio dell'equo canone nell'affitto delle case
Il volume contiene una ricostruzione accurata delle vicende che hanno portato alla legge dell'equo canone del 1978 e al suo epilogo. La stessa era stata adagiata su un terreno ideologico adeguatamente preparato e poi approvata all'epoca della "solidarietà nazionale", in un contesto sociale e politico decisamente favorevole all'interventismo statale. L'esperimento cui ha dato luogo, una forma di socialismo abitativo, non è stato però coronato da successo e ha condotto a uno stato di cose che è risultato molto meno desiderabile della situazione che tramite esso si intendeva mutare. Le ragioni di tale fallimento, come mostrato nel libro, risiedono nel fatto che il provvedimento era stato adottato senza tenere in alcuna considerazione i danni prodotti dal regime vincolistico che aveva attraversato gran parte del ventesimo secolo e soprattutto le acquisizioni delle scienze sociali e i principi dell'economia che, diversamente dai proclami della politica, sono senza tempo e non sono soggetti a ribaltamenti. Essi hanno sempre insegnato che il mercato delle locazioni di immobili privo di ostacoli funziona come tutti gli altri mercati di beni e servizi e garantisce un'offerta sufficiente per soddisfare la domanda di case e assicurare agli inquilini, prezzi e condizioni migliori possibili. Al contrario, le misure di controllo degli affitti come l'equo canone producono conseguenze imprevedibili e solitamente nocive, rappresentano un "autentico flagello", tanto che praticamente tutti gli economisti ne hanno sempre sconsigliato vivamente l'impiego.
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