Parigi 1919. Nazione e ordine postbellico
«Ad ogni nuova fase della guerra ci chiariamo meglio che cosa intendiamo compiere attraverso essa [...] perché ci sono fini che non abbiamo determinato noi. Essi sono emersi dalla natura stessa e dalle circostanze di questo conflitto» (Woodrow Wilson, 16.4.1918). La Grande guerra, iniziata dalle Parti senza chiare motivazioni e senza obiettivi ben definiti, fu combattuta nella sua parte finale sul piano propagandistico non meno che al fronte; si voleva rinsaldare la tenuta morale del proprio campo e indebolire quella del campo nemico con un'immagine della pace che giustificasse ex post gli anni di guerra. A questo fine si dimostrò efficace il ricorso al principio dell'autodeterminazione delle nazioni. Per stabilire più adeguati rapporti fra nazioni e frontiere e promuovere un nuovo tipo di collaborazione internazionale occorreva che fossero riconosciuti negli Stati e fra gli Stati i "diritti" delle nazioni. Ma cosa dovesse intendersi per nazione era ciò che faceva la differenza, potendosi declinare questo termine secondo il vocabolario democratico-wilsoniano, storico-asburgico, rivoluzionario-bolscevico, ideologico-nazionalista. Durante i mesi della Conferenza della Pace la definizione politica di nazione fu spesso al centro del dibattito e in parte ne influenzò le decisioni. Il volume, promosso dalla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, intende approfondire questa tematica sia dal lato delle proposte sul mercato politico del tempo, sia da quello dei suoi riflessi sull'ordine postbellico.