Il perduto incanto. Indagini sulla fotografia
Sui nostri schermi quotidiani, le immagini si moltiplicano, ma spariscono, perdendo il loro incanto. Con le sue indagini sulla fotografia, Salvatore Piermarini ci costringe a un corpo a corpo con quello che resta di ciò che per quasi due secoli abbiamo chiamato fotografia e che nell'era dell'immagine digitale è diventato tutt'altro. La fotografia come prova del mondo, di una presa sul reale, per quanto effimera, oggettiva, fugace, ha lasciato tracce preziose, che oggi rischiamo di perdere irrimediabilmente. La fine della camera oscura, della chimica che permetteva l'impressione duratura del mondo, presagisce così un futuro smemorato e un presente poco e male documentato. Ma non è solo di una perdita che ci parla Piermarini. Ci ritroviamo, infatti, a riflettere sull'esperienza della visione, l'importanza della visione, l'importanza dell'empatia e della pazienza, della sperimentazione visiva attraverso il racconto di ricerche e spedizioni sul campo e insieme ai maestri, primo fra tutti, Ugo Mulas, spirito guida, ancora oggi attualissimo e insuperato. È una confessione a tutto campo, condotta con gli strumenti, lo sguardo e le storie di un fotografo totale, che da mezzo secolo osserva il mondo inquadrandolo, anche quando non ha la macchina al collo. Nei frammenti di diario, tra le pagine dei taccuini, nelle riflessioni fenomenologiche, si dipana la biografia di uno sguardo. Quasi che Piermarini avesse voluto interpretare alla lettera il desiderio scabroso di Josef Koudelka che leggiamo in esergo al volume: «Voglio vedere tutto, voglio guardare tutto, voglio diventare uno sguardo».
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