Con la mente nel robot. L'avventura di un'azienda nata da un ragionevole azzardo
«Sono ormai due anni che non lavoro più come dipendente; questa condizione dovrebbe rendermi più libero nella ricerca di nuovi contratti, ma il problema è complesso: da alcuni mesi il mercato dell'automazione è pressoché fermo. Spiego tutte queste cose a Victoria, le ho fatto il quadro completo della situazione ma la rassicuro: "Non starò con le mani in mano. Da stasera comincio a inviare curriculum a raffica. In Italia, in Europa, soprattutto in Germania". Sono passati diversi giorni da allora, e continuo a passare le notti a mandare e-mail. Ne avrò mandate alcune centinaia, ma l'iniziativa non ha ancora sortito effetti. Solo qualche risposta, e nelle diverse lingue, della serie: "La ringraziamo, terremo conto della sua candidatura, se avremo necessità la contatteremo". Ma a me è venuta un'idea. Un azzardo. E se invece di propormi come consulente professionale mi presentassi come titolare di un'azienda di servizi? Magari mi prendono sul serio. Già , però, io un'azienda non ce l'ho... Sì, però posso inventarmela... Mi ha telefonato il responsabile tecnico di una società che in Germania lavora a supporto di grandi case automobilistiche: "Mr. Mangano, abbiamo ricevuto la presentazione della sua azienda, siamo interessati alla vostra proposta. Vorremmo fare due chiacchiere con lei e il suo staff...". Da questo azzardo prende slancio la storia della torinese Manganorobot e dei suoi protagonisti».