Gianni Antenucci. Frozen vision. Ediz. italiana e inglese
Gianni, partito da una puntuale ispirazione ai ghiacciai e alle tracce artistiche preistoriche, ne ha tratto materia di sapienza linguistica e poetica, intessendo un originale discorso sulla visione - peraltro, come ha sottolineato Marcello Carriero, "evitando l'abbaglio, l'effetto eclatante". Raffreddata enormemente la temperatura, ecco quindi il ghiaccio come metafora e come materia (sotto le mentite spoglie del plexiglas). Nelle opere resta insita la possibilità interpretativa di un mistero, anche religioso: il ghiaccio sarà allora un velo, tema sacro e mitico di antichissima risonanza oppure, come già proposto da Giuseppe Billi, un sudario, comunque un'allusione a una dimensione trascendente. A tali allusioni si assomma un possibile immaginario fabulistico - la bara di cristallo delle favole nordiche, simbolo della sospensione dell'età adulta, ambientata invariabilmente nel bosco del presociale, sede di un tempo pre-storico, incantato. Nei giorni in cui il tempo ha perso la sua linearità - frammentato il ciclo delle stagioni e polverizzata ogni ritualità collettiva o sociale - l'artista analizza il tema in controluce, predicando un tempo impossibile e fermo, lentissimo, come quello geologico, dai movimenti indistinguibili, o forse il tempo dell'essere, fisso e infinito.
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