Il diritto come struttura del conflitto. Una analisi sociologica
Nel rifiutare con fermezza gli stereotipi che storicamente hanno accompagnato l'immagine del giudice, Tomeo ne propone una del tutto nuova, il giudice come interprete del conflitto. Interpretare il conflitto è la sola formula che Tomeo fornisce alla trattazione di un conflitto, che è in realtà bivalente e proprio per questo ancora più drammatico e ostinato. In questo quadro concettuale, il diritto, come proiezione del potere, non è dotato di una sua vita propria, è uno strumento che si adatta alle esigenze del potere e che, al contempo, adatta le esigenze del potere; è questa la sua bivalenza. Diventa, però, strumento primario, che acquista una sua valenza autonoma, nel momento in cui si affianca all'altro elemento sul quale ruota tutta la proposta di Tomeo, il conflitto sociale, ed è questo l'elemento di maggiore originalità del suo pensiero. Nella sua proposta il diritto non è uno strumento regolativo o risolutivo di tensioni ma è la griglia procedurale entro cui il conflitto si muove, il limite oltre il quale i contendenti non possono e non debbono andare. Ovvero, come dice il titolo e il nucleo del volume, è la struttura stessa del conflitto.
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