Vedere l'Altro, vedere la Shoah. Auschwitz, 27 gennaio 1945, temi, riflessioni, contesti: studi sulle arti figurative, il teatro, l'archeologia e il Museo
Secondo una nota interpretazione del pensiero di Theodor Adorno, scrivere una poesia, recitare un brano teatrale o dipingere un quadro dopo Auschwitz equivarrebbe a commettere un crimine etico: "un atto di barbarie". Trascorsi ormai più di settant'anni dalla discriminazione e dallo sterminio degli Ebrei d'Europa, si può in realtà affermare che il mondo dell'arte ha imboccato la strada opposta. La Shoah, oltre ad essere la fonte di migliaia di opere di testimonianza diretta, ha ispirato e ancor oggi ispira la produzione di intere generazioni di artisti, ebrei e non ebrei. Il libro offre risposte concrete sia a chi si accosti per la prima volta al rapporto fra l'arte e la Shoah, sia a chi invece intenda approfondirne alcuni aspetti specifici. Ecco alcune delle linee proposte. Quali furono le premesse storiche del fenomeno? Quale l'impatto delle ideologie razzista, fascista e nazista entro il cosiddetto sistema dell'arte? E infine: in che modo hanno reagito le generazioni maturate dopo il 1945?
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