Vizzarro

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Francesco Moscato è un giovane di umilissime origini, nato nella parte più povera e miserabile del paese. Cresce forte e robusto, adatto alla fatica dei campi, e subito si mostra insofferente del suo destino. Destino che lo accomuna a tanti altri calabresi che allora vivevano una vita grama perché "tutto era baronale sulla terra - scrive Gambino - e bisognava pagare una tassa sulle sorgenti d'acqua ed una sull'acqua piovana". Gambino conduce per mano il lettore raccontando la storia del suo paesano che "non fu un emulo di Robin Hood, né un Angiolillo (Angelo Duca), né un Vardarelli. Non rubò mai al ricco per donare al povero". Fu un brigante, un figlio di un popolo subalterno che si mise prima al servizio dei baroni e poi dei Borbone; gli uni e gli altri se ne servirono e poi lo scaricarono malamente quando dava fastidio o non serviva più. Introduzione di Enzo Ciconte.
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