Passeggiata per la Calabria
La relazione del viaggio in Calabria di Justus Tommasini si caratterizza per l'attenta rappresentazione del paesaggio inteso come un insieme di dati geografici e realtà antropica. Un paesaggio, che conserva ormai solo nei toponimi e in qualche resto di colonna dorica, come un'eco lontana, la memoria della Magna Grecia. La storia sembra del tutto assente e quando compare - lo sbarco di Murat a Pizzo - si consuma velocemente su una spiaggia e in un antico castello a strapiombo sul mare. E una Calabria primigenia quella che questo viaggiatore tedesco ci presenta, fatta di montagne, tante, e di piane, poche, a volte lussureggianti di piante mediterranee - querce, mirti, ulivi, aranci, agavi, fichi d'India - più spesso desolate se non paludose, ma anche di mare. Un mare i cui colori affascinano il viandante venuto dal nord: verde chiaro sulla riva, scuro nei punti più profondi, purpureo in mare aperto. E la gente di Calabria? Un popolo robusto anche se non di elevati sentimenti, oggetto di sfruttamento da parte di dominazioni straniere succedutesi ininterrottamente nel tempo. «La libertà - è la conclusione non priva di provocazione di questo viaggiatore tedesco del primo Ottocento - alberga solo fra i briganti sulle montagne inaccessibili. E se anche questa libertà viene ora male usata a danno della società, pure, fra questi briganti di strada, vi sono uomini ai quali, in un altro contesto, non sarebbero mancati titoli ed onorificenze».