Da burocrate a manager. La programmazione strategica in Italia: passato, presente e futuro
E sempre più netta e diffusa la sensazione che, per riavvicinare la politica e la sua amministrazione ai cittadini, il modo di governare vada non solo migliorato, ma profondamente ripensato e modificalo (reinventato, dicono gli americani). Tra i migliori e più apprezzati esperti di pubblica amministrazione dell'area OCSE è luogo comune che questa reinvenzione debba andare lungo la ricerca di una maggiore corrispondenza tra le intenzioni e i risultati delle istituzioni pubbliche, una maggiore capacità di realizzare gli obiettivi politici con azioni adeguate ed efficienti. In una parola, nel migliorare il controllo della efficacia della gestione rispetto agli obiettivi perseguiti, e migliorare il controllo acché questa efficacia sia conseguita al minimo impiego (costo) possibile dei fattori impiegati, cioè con la migliore efficienza tecnico-economica. Ovunque l'unico modo per ottenere il risultato di un maggiore controllo di efficacia e di efficienza è stato quello di introdurre sistemi e processi di programmazione strategica in seno alle unità operative della Pubblica Amministrazione, su larga scala generalizzata e farne diventare oggetto sistematico di discussione e di vita politica. Il volume fa il punto sull'adozione della programmazione strategica in ambito pubblico in Italia e, attraverso un confronto con le realtà internazionali più avanzate, traccia le possibili linee di intervento per rimuovere i ritardi che sembrano caratterizzare l'esperienza italiana.
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