Dalla società dello scambio all'etica della norma. Alle radici dell'etica kantiana
"Ciò che salva dall'arbitrio, è l'osservanza delle forme legali. Le forme sono le divinità tutelari delle società umane, costituiscono la sola protezione dell'innocenza, la vera possibilità di rapporto degli uomini fra loro. Altrimenti tutto è oscuro, tutto è affidato alla coscienza solitaria, all'opinione vacillante. Solo le forme legali sono chiare, soltanto a queste forme l'oppresso può appellarsi". Le parole di B. Constant possono considerarsi un commento esemplare alla dimensione formale della legge kantiana, se collocate nel sottofondo polemico: "Non conosco nessun sistema di schiavitù che abbia consacrato errori più funesti dell'eterna metafisica del Contratto sociale". E una sollecitazione di Fr. A. von Hayek che Kant abbia sviluppato la sua teoria dell'imperativo categorico, applicando alla morale il concetto di governo della legge, che aveva trovato pronto nelle regole di giustizia humiane, generali e inflessibili. Nella dissociazione e nella concorrenza degli interessi reali la legge morale non può avere un contenuto, perché si frantumerebbe in tante massime quanti sono gli individui e le loro inclinazioni.