Idee, potere e società. Dalla presa della Bastiglia alla caduta del Muro di Berlino
Concepito come un contributo allo sforzo di praticare ciò che si usa comunemente denominare 'storia contemporanea', questo libro muove dalla constatazione abbastanza evidente che molti eventi, lungamente qualificati come 'contemporanei' in un senso perfino troppo banale, non lo sono ormai più di quanto lo è (crocianamente) ogni storia. All'inizio del ventunesimo secolo, le idee centrali della fase culminante della modernità (quali l'idea di progresso, l'aspirazione ad una memoria e ad una speranza che siano riferibili a un'idea universale di umanità, la comprensione e la fondazione della politica come spazio di realizzazione di queste aspirazioni) non sembrano più 'attuali' in senso immediato. Tuttavia lo possono diventare nel modo ben più significativo in cui ogni passato, anche lontanissimo, è attuale per la coscienza storica. La vicenda della modernità culminante è vista qui come un tentativo di trasformazione cosciente e organizzata di atavici rapporti dell'umanità con il resto della natura (attraverso la rivoluzione industriale) e con se stessa (attraverso le grandi rivoluzioni politiche di cui la vicenda del comunismo sovietico è stata un aspetto non sopprimibile). L'intreccio di queste rivoluzioni con una pulsione atavica come la guerra - oggettivata in istituzione e consuetudine prescrittiva - appare come il tema dominante di un lungo dramma. L'approdo presente potrebbe essere interpretato come una piena vittoria di quell'atavismo. Ma la memoria critica può aiutare ad elaborare ciò anche in modi diversi, che siano fecondi di vita nuova cui guardare con speranza (anche se, in gran parte, ignota).
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