Stato e libertà. Il carteggio Jabotinsky-Sciaky
Il carteggio tra Vladimir Jabotinsky (1880-1940) e Isacco Sciaky (1896-1979) è il primo scambio epistolare tra uno dei leader del sionismo mondiale e un esponente italiano che viene pubblicato. Le lettere coprono quindici anni, che corrispondono sostanzialmente alla vita dell'Unione mondiale dei sionisti-revisionisti, il partito fondato da Jabotinsky per dissidi programmatici con l'Organizzazione sionistica mondiale e l'Agenzia Ebraica guidate da Chaim Weizmann e da David Ben Gurion. Il carteggio è essenzialmente 'politico', riguarda i modi e le forme in cui la destra sionista cercò di stringere legami con l'Italia fascista, attraverso un'udienza di Jabotinsky con Mussolini, la creazione di una Scuola di istruttori del Betar, l'organizzazione giovanile affiliata al sionismo revisionista, e l'azione filo-sionista del marchese Alberto Theodoli in seno alla Commissione permanente dei Mandati presso la Società delle Nazioni. Il carteggio presenta altresì scorci di vita ebraico-sionistica italiana ancora da esplorare a fondo, e rivela la problematicità politica e spirituale che l'Italia fascista, che pur riscontrava 'affinita' ideologiche col partito jabotinskiano, potesse sostenere le pretese sioniste di ristabilire un 'focolare nazionale ebraico' in Palestina.
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