Il diritto al cospetto della politica
Tra fine Ottocento e primi del Novecento, nella fase critica di passaggio dalla mediazione rappresentativa del Parlamento come 'organo' dello 'Stato-persona', sul modello giusformalistico, alla democrazia come 'organizzazione' del suffragio da parte dei nuovi protagonisti della politica (partiti, sindacati, 'corporazioni'), Vincenzo Miceli ridimensiona la rappresentanza 'giuridica' dello Stato risalendo ai corpi intermedi della società, secondo un fenomeno "spontaneo" di "naturale" affermazione dei capaci all'interno del proprio "organismo" di appartenenza. Luigi Rossi, senza mettere davvero in discussione l'impianto formalistico, ritiene comunque opportuno non neutralizzare l"esperienza' politica, determinante per la definizione dell'elemento giuridico. Manfredi Siotto Pintòr riqualifica i ruoli di governanti e governati in base alla considerazione realistica della democrazia per la legittimazione della sovranità. Pur con certi limiti tipici del liberalismo tardo-ottocentesco, le considerazioni dei tre giuristi sulla rappresentanza politica recano segni di sorprendente 'modernità'.
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