Tra materia e anima, tra memoria e tempo. Catalogo della mostra (Roma, 12-25 novembre 2015)
Dal punto di vista dello stile e dell'espressione Anghelopoulos e Pinchi non hanno molto in comune eppure vederli connessi in una mostra che li vede entrambi protagonisti rende plausibile e condivisibile l'ipotesi critica di una comunità di intenti non implicante una somiglianza esteriore ma una sintonia profonda di risultati creativi. La vicenda di Anghelopoulos è più lineare e consequenziale, quella di Pinchi apparentemente anomala e alquanto insolita, eppure altrettanto seria e determinata. Formatosi in ambito propriamente figurativo (cui non disdice certo la sua passione musicale) Anghelopoulos entra ben presto in una trafila storicamente consapevole che lo porta ai lavori attuali con coerenza e continuità di pensiero. Pinchi nasce come organaro e di altissimo livello, erede di una gloriosa tradizione familiare che sviluppa con competenza. Ma proprio da li trae la materia del suo essere artista figurativo come se la professione acquisita e vissuta con partecipe dedizione e l'impulso alla creazione figurativa scaturissero naturalmente l'uno dall'altro tanto da spingerlo a fabbricare i suoi lavori con frammenti e prelievi dai suoi ferri del mestiere, di certo spiazzati e privati della loro funzione per diventare componenti di uno spazio immaginario che pure preserva in sé gli echi della sua professionalità primaria.
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