La città compatta. Dopo la Postmodernità. I nuovi codici del disegno urbano
L'urbanistica moderna è uscita silenziosamente, quasi di soppiatto, dalla scena urbana, dove era entrata in modo spettacolare e con grande clamore negli anni Trenta legandosi indissolubilmente alle idee di razionalità e di progresso. E lo stesso è accaduto, senza quasi che ce ne accorgessimo, alle varie urbanistiche postmoderne, che si sono avvicendate nei trent'anni successivi in nome dell'ironia, del capriccio, della logica del frammento. Al loro posto si è fatta strada, e si è ormai affermata, una nuova idea di città: l'idea della città compatta. Qui si tratta di quest'idea che è emersa nel pensiero e nella pratica della pianificazione e del disegno urbano e sulle strategie spaziali per realizzarla. Un'idea di città che si è trasformata radicalmente rispetto a quelle di mezzo secolo e di un quarto di secolo or sono, e sta evolvendo in una direzione dai contorni sempre più definiti, che sta cambiando la struttura di concetti, di principi e di azioni per pianificare e progettare la città e il territorio. Nessuno può dubitare seriamente del fatto che tra gli anni Novanta e gli anni Duemila sia finita un'epoca dell'urbanistica e che ne sia iniziata una nuova. Questo libro forse può aiutarci a capire quali siano i nuovi problemi urbani che abbiamo di fronte e la base comune di pensiero - i principi in altri termini - che presiede alle strategie di composizione spaziale che vengono predisposte nelle città maggiori per fronteggiarli.
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