La festa della parola. Le fiabe di Giovan Battista Basile
Leggete Lo cunto de li cunti di Giovan Battista Basile e v'imbatterete in una lingua strabordante, ricca di giochi e d'invenzioni, che celebra la vita nella sua anomalia, nei suoi paradossi, nelle sue contraddizioni e nelle sue pieghe sorprendenti. In questo libro non troverete un commento storico, letterario o psicologico all'opera del grande scrittore campano. Le cinque fiabe di cui si scrive - L'ignorante, La selva d'agli, I due fratelli, Il catenaccio e L'orsa - sono il pretesto per l'esplorazione e la lettura degli elementi linguistici essenziali al viaggio della vita, quando i pregiudizi, i timori, le fantasie intorno a sé e all'Altro si volgono in parodia e non sono più il fondamento del conformismo familiare o sociale. Avvalendosi della beffa, dell'esagerazione e della stravaganza, la lingua di Basile offre la chance di sfatare, man mano che vanno enunciandosi, le certezze soggettive di chi si fa personaggio. Fino all'approdo a una felicità che non deve più nulla al canone. Quando nella giornata s'instaura il gerundio - ovvero quando nessuno, vivendo, è più quello che pensava di essere né ha più quanto che pensava di avere -, quando il fratello non è più negato - ovvero l'invidia non la fa più da padrona -, quando il padre e la madre sono mito nella parola e non più ruoli sociali, quando la questione donna non si risolve nella parità di genere, allora della vita cogliamo il gusto: il gusto del destino inedito, non più assegnato dall'appartenenza alla genealogia familiare o sociale. E nessuno è più vittima, nemmeno vittima di se stesso.