Filosofia del sottosuolo. Ipotesi sull'ultimo Foucault
Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta del Novecento, con il passaggio dal primato della produzione a quello dei consumi, Michel Foucault (1926-1984) sublima i problemi politici dell'attualità in un'ampia indagine dedicata ai dilemmi dell'etica antica (greca, romana, cristiana) lasciando emergere alcune nozioni in grado di fornire indicazioni storico-concettuali per allestire inedite resistenze - resistenze fondate sul carattere esemplare di forme di vita minoritarie - nei confronti di un governo della vita che per principio non pare ammettere alcuna opposizione alla sua capillare diffusione. Si tratta di portare alla luce esistenze, testi, documenti residuali, dimenticati e rimossi; collocati sui bordi del tempo, nel sottosuolo della storia. L'ipotesi che guida la composizione di questo volume dunque è che negli ultimi anni del suo lavoro Foucault collauda forme di soggettivazione abili a schivare una condizione come quella contemporanea in cui persino la libertà diventa un sottile ma acuto dispositivo di controllo. Parresia, cinismo antico, estetica dell'esistenza, desiderio, cura di sé, piacere, ascesi, Aristotele, Deleuze, Hadot, heidegger, Kant, Nietzsche, Platone, sono soltanto alcuni dei temi e dei nomi maneggiati da questo volume per documentare che in Foucault si organizza un insospettabile vocabolario eticopolitico per orientarsi nella catastrofe del tempo presente.
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