Fucina lucchese. Maestri, botteghe, mercanti in una città del Quattrocento
Che cosa ha a che fare il pittore fiammingo Jan Van Eyck con Lucca? Molto. Amico di prestigiosi banchieri lucchesi attivi nei mercati del Nord, li ritrae nelle loro dimore di Bruges. E il caso di Giovanni Arnolfini, immortalato nel 1434 con la moglie Giovanna Cenami in un magnifico quadro. Non solo. Le sue tavole dipinte, e quelle di altri fiamminghi, arrivano nella città toscana e diventano modelli per la schiera di pittori cittadini. Nella solida repubblica di Lucca, stretta tra le sue mura nel cuore della Toscana occidentale, battono telai che producono seta e lavorano numerose botteghe di pittori, scultori, orafi. Personalità un tempo anonime, oggi identificate, che guardano al Nord, ma anche alle città vicine, Firenze, Siena e Pisa, sviluppando un linguaggio eclettico ed estroso, di grande fascino. E i committenti? Protagonisti della vita cittadina, mercanti, religiosi, ricche vedove, sono sempre alla ricerca di una bella tavola per adornare cappelle e altari. E qualche volta, tra le carte, si scoprono dei veri e propri gialli nascosti per secoli: il caso del priore Pasquino Cenami e del bolognese Amico Aspertini, una storia sorprendente. Con 138 pagine di tavole.
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