Virtuoso e felice. Il cittadino repubblicano di C. A. Helvétius
Un conflitto fondamentale si snoda lungo le pagine del "De l'Homme". Da un lato, è presente una visione pessimistica del mondo, e in particolare delle società moderne, dispotiche o destinate a cadere prima o poi nel dispotismo, e a perire preda di altre società nascenti, giovani, repubblicane e guerriere, in una sorta di concezione ciclica della storia, costituita da un susseguirsi di ascese e di ineluttabili decadenze. Dall'altro, il "De l'Homme" comunica al lettore l'idea di una potenzialità progressiva delle sorti dell'umanità, affidata ad una profonda riforma della legislazione e dell'educazione, nello spirito dell'"Encyclopédie". Nel concepire i termini di questo conflitto, Helvétius si dimostra recettivo nei confronti delle più interessanti tendenze del suo tempo, dal pessimismo del Rousseau del primo e del secondo "Discours", alla fiducia voltairiana o holbachiana nella lotta al pregiudizio. Helvétius propone una sorta di terza via, che, pur confermando la sua fiducia nella capacità dell'uomo di modificare gli assetti politici e istituzionali in modo da garantire un progresso delle società, non minimizza affatto tutti i rischi di dissoluzione e di regresso che si annidano nel continuo riproporsi delle disuguaglianze sociali.
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