I quaderni metafisici di Darwin. Teleologia «metafisica» causa finale

I quaderni metafisici di Darwin. Teleologia «metafisica» causa finale

Per concepire la natura, non secondo i principi dell'uomo, ma secondo i principî della natura, è necessario de-soggettivizzare la rappresentazione dell'oggetto: evitare ogni proiezione su Dio, o sulla provvidenza, o sulla natura, della facoltà progettatrice dell'uomo. Occorre porsi al di fuori del presupposto del finalismo, sopportare un'umiliazione ancora del narcisismo umano, ammettere una analisi della mente come una condizione per una scienza della natura. Concependo il proprio 'Sistema del mondo', Laplace poteva pensare che Dio fosse una ipotesi non necessaria per la scienza. Perché il sapere della natura organica raggiungesse lo statuto della scienza occorreva ancora dimostrare che alla scienza non è necessaria l'ipotesi di scopi finali perché siano comprese e spiegate le produzioni della natura vivente: non solo sotto la specie della causa finale alla quale restavo ancorata la teologia naturale, ma anche sotto la specie della finalità interna della natura che continua a informare il kantismo di Whewell. Questa dimostrazione è il tema fondamentale della riflessione di Darwin negli anni delle sue prime ricerche; anni nei quali la lettura darwiniana di Malthus appare 'analiticamente' decisiva, perché quella lettura gli ha suggerito di portare l'attacco alle cittadelle della metafisica e della teologia dal lato della 'morfologia'.
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