Antonio Rosmini e la congregazione del Santo Uffizio. Atti e documenti inediti della condanna del 1887
Dimenticare il "Post obitum" (1887), vale a dire la condanna, da parte del Sant'Uffizio, di Quaranta proposizioni tratte dagli scritti di Antonio Rosmini (1797-1855), risulta impossibile e forse non opportuno. Occorre dissipare i dubbi verso chi provocò la condanna e verso chi la accettò o la criticò. L'esame dei documenti che la prepararono, condotto nel presente volume, dalla documentazione inedita conservata presso l'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, risulta utile a tal fine. Rosmini fu ardito e originale in certi passaggi delle sue riflessioni ontologiche, antropologiche, etiche e teologiche, e tale audacia, che egli praticò nello sviluppo dei temi classici di una filosofia aperta alla religione cristiana e nelle interpretazioni teologiche di essi, generò in alcuni esponenti della Chiesa-istituzione il timore che le sue idee potessero alimentare la proposta di una filosofia cristiana alternativa alla linea del neotomismo "ufficiale", e li spinse a cercare suoi testi che potessero apparire problematici e ad isolarli dal contesto. Sembra oggi opportuno che gli studiosi dispongano dei documenti che mostrano come la dinamica della condanna di Rosmini, oggi riconosciuto per uno dei più grandi pensatori in ambito cristiano, fosse caratterizzata da discutibili scelte, nemiche della verità e lesive dei diritti della persona di lui e dell'Istituto della Carità da lui fondato.
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