Tutti in festa. Antropologia della cerimonialità

Tutti in festa. Antropologia della cerimonialità

La festa è stata, ed è, oggetto di osservazione e di studio per demologi, antropologi, etnologi. E un argomento che apre una gamma di complesse questioni di ordine generale, che comportano problemi concettuali e di definizione. Contestazione, orgia, eversione, iniziazione, rito di passaggio, ricomposizione dell'alienazione del quotidiano, momento di socializzazione, scadenza calendariale, rifondazione del tempo o dell'inizio di anno o di stagione, documento di identità comunitaria o, più semplicemente, riposo: ecco, in sintesi e alla rinfusa, un ventaglio di ipotesi interpretative. E tutte, nonostante l'apparente contraddittorietà delle une rispetto alle altre, sono in una certa misura vere e accettabili se calate nella contingenza di un dato momento storico piuttosto che di un altro. Facendo ricorso all'osservazione etnografica e alle testimonianze orali raccolte, che costituiscono la documentazione fondamentale del lavoro, l'autore cerca di rispondere ad alcuni interrogativi. Qual è il significato della festa nell'attuale società? L'analisi della festa ci permette di entrare nel gioco locale/globale? Perché la festa, più di altri segni sociali, pare meglio esprimere la continuità, il radicamento ai valori tradizionali? La dimensione economica è indubbiamente rilevante: ma questa basta a spiegare la mole di lavoro volontario, di cura e di immagine impiegati nell'organizzazione di una festa?
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