Ricostruzione e miracolo economico. Dal sindacato unitario al sindacato di classe nella capitale dell'industria
Il 26 aprile del 1945, a un ventennio dal suo scioglimento, rinacque a Milano la Camera del lavoro per iniziativa di alcuni dei futuri protagonisti della scena politica e sindacale milanese, Giuseppe Alberganti, Franco Mariani, Gaetano Invernizzi e Luigi Morelli. La ripresa dell'attività dell'organismo camerale registrava una novità rilevante rispetto al passato: la partecipazione al fianco di comunisti e socialisti di esponenti della Dc, del Pri e del Partito d'Azione, frutto dell'unità delle forze antifasciste nel Cln. Il periodo unitario fu però una breve parentesi e, dopo le scissioni del 1948 e del 1949, la Camera del lavoro venne diretta esclusivamente da comunisti e socialisti. Seguì un periodo di isolamento e di difficoltà organizzative, con una costante perdita di iscritti che si sarebbe arrestata solo alla fine degli anni Sessanta. Alla sconfitta politica del movimento operaio avrebbe fatto seguito un mutamento sociale vertiginoso, dovuto alla crescita negli anni del "boom" economico. Di fondamentale importanza per la Cgil milanese si rivelarono le analisi condotte dall'Ufficio camerale di studi economici sulla struttura del mondo del lavoro, sulle relazioni umane, sull'andamento dei prezzi. A partire dall'inizio degli anni Sessanta la Camera del lavoro seppe tornare alla guida del movimento dei lavoratori milanesi e ricostruì una coscienza sindacale che sfociò in un'intensa fase rivendicativa unitaria, anticipazione della combattività operaia dell'autunno caldo.
Momentaneamente non ordinabile