La valutazione dell'attenzione. Dalla ricerca sperimentale ai contesti applicativi
La valutazione specifica dei processi di attenzione è stata riservata, per antica tradizione della ricerca psicologica, agli aspetti sperimentali e di laboratorio; è invece spesso sottovalutata da insegnanti, educatori, riabilitatori. La funzione attentiva è infatti considerata uno scontato presupposto di tutte le attività psichiche, piuttosto che un insieme di abilità da apprendere. Spesso entra solo marginalmente nella formazione e nella riabilitazione, mentre costituisce invece la "porta" attraverso cui tutti i processi formativi e abilitativi debbono farsi strada. Altro equivoco frequente è che l'attenzione sia solo un processo "cognitivo" (lo è certamente), trascurando però con questo le componenti emozionali, motivazionali, affettive. Eppure la mescolanza di aspetti cognitivi ed emozionali è preminente proprio nella sindrome da "deficit attentivo", più comunemente nota come iperattività. In essa la componente cognitiva si associa ad impulsività, inadeguata capacità di auto-regolazione, difficoltà nei rapporti interpersonali. La valutazione obiettiva e possibilmente psicometrica dell'attenzione è di rilievo indiscutibile sia nella ricerca sperimentale che nei settori applicativi della psicologia, e su di essa è centrato questo volume.
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