Il territorio non è un asino. Voci di attori deboli
Il territorio è troppo spesso inteso come un asino piuttosto che un "soggetto vivente" da riscoprire. I contributi di questo volume intendono essere un'occasione per riflettere su come "scaricare" il mite animale e considerare se mandare in "pensione" la metafora. Tante esperienze mostrano come le organizzazioni di attori, nel perseguire le loro finalità, si muovano sempre da modelli conosciuti, ma che, a partire dagli obiettivi vissuti, da un'informazione controllabile, dalle risorse disponibili e impiegabili, dai vincoli strutturali, tecnici e sociali interni ed esterni percepiti, possano essere condotte a esplorare territori inediti. Nell'apprendere nuove conoscenze, abilità e consapevolezza delle proprie capacità si allarga il ventaglio delle possibilità tra cui scegliere per elaborare progetti territoriali originali da riportare ai tavoli delle trattative. Questo apprendimento diviene il presupposto al distacco dai vecchi contesti di territorializzazione e condizione propedeutica al cambiamento degli equilibri nei sistemi di azione che strutturano i nuovi territori. L'atteggiamento muta dal subire delle scelte a essere interpreti di un influenzamento delle decisioni, attraverso un ampliamento del proprio spazio d'azione, definito dal grado di coinvolgimento e di partecipazione alla progettazione. Gli attori sentono allora di "contare".
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