L'occhio della mente. Ovvero perché gli animali non si guardano allo specchio
Che differenza c'é fra la nostra mente e quella di un babbuino? L'arte nasce da un'esigenza biologica? A che cosa serve sognare? E andare al cinema? Dove sono finiti gli sciamani nella nostra cultura? Come può un soldato accettare di uccidere altri uomini? Questi sonosoltanto alcuni degli interrogativi sulla natura umana aperti da un libro che prende le mosse dall'isola di Tahiti - su cui erano già approdati Darwin, Gaugain e tanti altri alla ricerca di analoghe risposte - per invitarci a riflettere e a ricordare, con ottimismo, che tutti noi siamo psicologi nati e che siamo fatti per vivere insieme. E' infatti il possesso di un comune "occhio della mente" - ossia la capacità di scrutare dentro sé stessi e di capire il prossimo sulla base della propria autocoscienza - l'essenziale discriminante fra la nostra e tutte le altre specie viventi, e l'espediente evolutivo che ci ha permesso di organizzarci in società complesse, rifiutando la violenza ed esaltando le reciproche differenze.Un appassionante viaggio al centro del nostro "io", così individuale come collettivo, narrato dalla penna esperta dello psicologo e dalla matita impertinente dell'umorista, per riconciliarci con l'idea di umanità e ancor più con l'immagine che di noi stessi riceviamo ogni mattina quando, guardandoci allo specchio, ci troviamo a tu per tu con la nostra identità: un privilegio, unico o quasi nel regno animale, che ci è costato milioni di anni di crescita e che faremmo bene a non sottovalutare.
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