Le api e i ragni. La disputa degli antichi e dei moderni

Le api e i ragni. La disputa degli antichi e dei moderni

Sarà Jonathan Swift a creare "l'emblema più completo e più inesauribile" di quella che è passata alla storia come la disputa degli Antichi e dei Moderni: i primi - fa dire a Esopo nel suo "La battaglia dei libri" - sono come l'ape, che trae dalla natura il miele che fabbrica; laddove i secondi, alla maniera del ragno, attingono ai loro stessi escrementi di che filare la propria scienza. Ecco dunque la modernità svelarsi come atrofia della memoria, negazione di ogni retaggio, funesta e narcisistica sterilità. Ma la polemica era cominciata ben prima, nell'Italia dei primi anni del Seicento, e sotto il regno di Luigi XIV aveva improntato di sé la vita della Repubblica delle Lettere per tutto l'ultimo ventennio del secolo - un ventennio al tempo stesso turbolento e fecondo. Di questa polemica Marc Fumaroli, grande storico ma anche arguto 'chroniqueur', traccia, con un piglio che nulla ha a che vedere con l'astratta aridità della cosiddetta storia delle idee, un'immagine viva e riccamente articolata, dando conto non soltanto del dibattito culturale intorno alla lingua, la poesia, il teatro, la scienza, l'arte, la musica, ma anche dei complessi legami che s'intrecciavano fra i letterati di entrambi i partiti, fra questi e la società mondana del tempo, fra questi e il potere politico (in primo luogo il re, del quale bisognava conquistare il favore con qualunque mezzo). Fumaroli non si limita a registrare il successo clamoroso ed effimero a cui si condannano i Moderni, ma (riconoscendo il suo debito nei confronti di Arnaldo Momigliano e di Leo Strauss) ci mostra come, ben oltre i limiti cronologici che le vengono normalmente assegnati, la questione del rapporto che il Moderno ha con il passato continui a essere, ancora oggi, urgente e aggrovigliata. "Gli uni vogliono allacciare l'Europa moderna al genio antico. Gli altri vogliono emanciparsene. Sarebbe un errore credere che questa incerta battaglia sia stata un epifenomeno trascurabile, giacché ha costretto gli Antichi e i Moderni ad andare sino in fondo nelle loro posizioni, a inventare argomentazioni inedite e sconcertanti, a creare opere atte a intimidire l'avversario: insomma, è stata il principio occulto della vitalità inventiva della Repubblica europea delle Lettere, un principio motore che, così come la Repubblica delle Lettere stessa, è impossibile spiegare in termini meramente economici e sociologici".
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