La danza delle pietre. Studi sulla scena sacrificale nell'India antica

La danza delle pietre. Studi sulla scena sacrificale nell'India antica

Quasi tutte le civiltà possiedono uno specchio magico dove si riflette l'intera conoscenza del mondo: se lo si scruta con sapienza, è possibile discernervi ogni aspetto del cosmo in forma esemplare e intelligibile. Per alcune, questo specchio è un libro sacro, i cui segreti sono svelati grazie a un'esegesi capillare e inesauribile. Per l'India più arcaica, quella dei Veda, tutto - compreso quel residuo inarticolato e inesprimibile che fatalmente sfugge a ciò che definiamo 'tutto' - è racchiuso nel rito, e in particolare nel sacrificio: un corpo vivo di azioni minutamente codificate, di cui i Bràhmana, antichissime opere di ermeneutica del rituale, studiano incessantemente l'anatomia e la fisiologia, mostrando come il rito sia una reiterazione di ciò che un tempo fu compiuto dagli dèi, e il paradigma nel quale ogni elemento dell'universo umano trova la sua giustificazione. In questi saggi Charles Malamoud, erede e massimo rappresentante della grande tradizione indologica francese, attinge dall'immenso corpus delle speculazioni bràhmaniche sul sacrificio per gettare luce su alcuni suoi tratti essenziali, dalla rivalità fra mito e rito alla polarità sessuale che pervade ogni strumento e atto cerimoniale, dagli aspetti manifestamente teatrali di quanto viene inscenato alla negazione della violenza proprio là dove la violenza si esprime nella forma più cruda e scoperta. Vediamo così in che modo sulla scena del rito le semplici pietre usate come pestelli nella spremitura della pianta di soma possono trasfigurarsi in protagonisti vociferanti di una danza erotica dal ritmo frenetico e mortale, che culmina nel momento in cui "l'accoppiamento ha luogo, il succo della pianta sprizza, lo sperma viene versato".
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