Domicilio sconosciuto
Sasa, la protagonista di questo straordinario romanzo autobiografico, fugge - sempre. E si divincola per sottrarsi a qualcosa: ai Balcani dove è nata e di cui intravede le prime crepe, che di lì a poco si allagheranno di sangue; alla Cuba castrista, torrida e torva, dove sua madre balla troppo a lungo con Fidel; e alla sua New York dei primi tempi, fatta di luride scale antincendio, materassi a ore e sexy shop. Tutto Sasa accetta di attraversare - l'eroina, i peep-show, i rapporti non sempre disinteressati con molti uomini e alcune donne -, ma in cambio qualcosa pretende: il diritto all'ultima, e quasi sempre abrasiva, parola. Se in "Ritorno a casa" Natasha Radojcic aveva raccontato gli orrori del dopoguerra bosniaco evocando le atmosfere del western, nel suo secondo libro ha scelto una via ancora più singolare, e ha dato alla cronaca fedele e immaginaria di una discesa all'inferno il ritmo e i tempi comici di una surreale, sinistra e malinconica commedia sofisticata, ponendo al centro della scena il suo personaggio fin qui più riuscito: se stessa.
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