Macchina morbida (La)
Il mondo che molti identificano con gli scenari di "Blade Runner" era già stato disegnato anni prima, e con più venefiche insinuazioni, da William Burroughs, soprattutto nella "Macchina morbida". E' un mondo intermedio fra l'organico e l'inorganico, dove la droga - ogni sorta di droga - costituisce il collante universale, e la paranoia, con la sua inclinazione a trovare in tutto - e in primo luogo nella mente dei singoli come della società - qualche perverso agente di controllo, costituisce la lingua franca, l'unica in cui personaggi larvali sono in grado di intendersi. Ma quel che fa la grandezza di Burroughs è la precisione di ciò che vede, l'individuazione tenace dell'immagine. Una precisione grazie alla quale la sua prosa si sottrae a quella genericità che minaccia tanta parte della 'science fiction'. A suo modo, Burroughs è un narratore verista, uno Zola dei rifiuti metropolitani, che non si dedica alla saga dei Rougon-Macquart ma a quella dell'ispettore Lee e della Polizia della Nova oltre che delle forze oscure serpeggianti nel pianeta.
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