Puck il folletto
"Il mio Demone era con me nei "Libri della Giungla", in "Kim" e nei due libri di Puck" dichiara Kipling nell'autobiografia. E dobbiamo credergli. Perché sono davvero le sue opere più ispirate: prova ne sia che sono anche le più amate dai lettori di ogni età e di ogni epoca. Nel caso di questa raccolta, a operare il miracolo è dunque Puck, piccolo fauno di shakespeariana memoria, vecchio come il Tempo, capace di ricreare il Passato davanti agli occhi di due fratelli, Dan e Una, che vengono così iniziati - celatamente - agli Arcani dell'Impero, nella fattispecie quello britannico. Grazie alla potenza della sua magia evocativa, in un trittico di racconti di rara epicità, 'vediamo' in azione i centurioni romani di stanza al Vallo di Adriano e i cavalieri della conquista normanna, assistiamo a una razzia dei vichinghi sulle coste dell'Africa (seguita da una memorabile battaglia contro i gorilla per il possesso di un tesoro) e allo struggente esodo delle Fate, il Popolo delle Colline, dall'isola di Albione. Sono racconti bagnati da una grazia peculiare, dietro i quali, per ammissione dello stesso scrittore, si nascondono echi e riverberi infiniti. Ma sono anche le pagine con cui Kipling, l'infaticabile globe-trotter angloindiano, paga il suo tributo all'Inghilterra, "il più meraviglioso di tutti i paesi stranieri dove sia mai stato".
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