K.
Di che cosa parlano le storie di Kafka? Dopo aver ricevuto innumerevoli risposte, la domanda continua a suscitare un sentimento di acuta incertezza. Sono sogni? Sono allegorie? Sono simboli? Sono cose che succedono ogni giorno? Le molte soluzioni che sono state offerte non riescono a eliminare il sospetto che il mistero sia rimasto intatto. Questo libro non si propone di dissipare quel mistero ma di lasciare che venga 'illuminato dalla sua propria luce', come scrisse una volta Karl Kraus. Perciò prova a mescolarsi al corso, al tortuoso movimento, alla fisiologia di quelle storie, incontrando via via i quesiti più elementari. Come, per esempio: chi è K.? "Fin dall'inizio il comportamento di K. appare 'sospetto'. E con qualche ragione. Svegliato mentre dorme nell'osteria su un pagliericcio, dice: 'In quale villaggio mi sono perso? C'è proprio un Castello, qui?'. Ma, già pochi istanti dopo, ammette di sapere benissimo dove si trova e di non essersi presentato al Castello solo perché l'ora era tarda. Questo comportamento ricorda quello che si osserva nei lettori di Kafka. Spaesamento, sconcerto, stupore. Eppure sanno esattamente dove si trovano - e perché".
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