Pianura proibita
Molti si sono posti, a proposito di Cesare Garboli, certe domande insidiose e insistenti: a quali princìpi si ispira? A quale scuola, a quali,regole e discipline appartiene? E ancora: e un critico? Un saggista? Un diagnostico - come ha scritto qualcuno - di quella multiforme e incurabile malattia che chiamiamo 'letteratura'? O un criticolettore? Un 'esecutore', che legge i libri come il pianista decifra lo spartito pieno di note da tradurre in musica? O un narratore mascherato da filologo? Molte di queste ipotesi hanno spesso sconfinato nella convinzione che i procedimenti critici di cui fa uso, misti di invenzione e interpretazione, presentino una stretta affinità con quelli di un attore. Ma, più semplicemente, c'è anche chi riconosce a Garboli quell''esprit critique' che, secondo Flaubert, non si può esercitare senza tirare in ballo se stessi, senza diventare a propria volta critici-artisti, nel momento in cui si decifra la 'poétique insciente', il messaggio inconscio nascosto in ogni espressione creativa che abbia aperto una nuova finestra sul mondo. "Pianura proibita" è un libro che racconta una storia personale, e può essere letto come un diario nato da occasioni esteriori, ma illuminato da un sistema coerente di idee e attraversato da lucide confessioni. E' la storia di un letterato che non ama i libri e non può farne a meno. Per questa ragione l'autore di "Pianura proibita" ha spesso e volentieri abbandonato le pagine dei filosofi e degli scrittori per inoltrarsi rapito e felice in tutt'altre esperienze, nel teatro e nelle arti figurative. La guerra con i libri è costata a Garboli un prezzo altissimo, ma gli ha anche insegnato a muoversi come un animale in mezzo a foreste e montagne, prima di scendere a valle a trovare riposo in quella che gli arabi chiamano 'pianura proibita' - quelle scritture dove la semplicità è un premio.
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