Il principio antropico
Non sono certo mancate, in questi ultimi anni, sconcertanti e affascinanti ipotesi cosmologiche proposte dai più grandi scienziati in corrispondenza a un succedersi di rivoluzionarie scoperte. Ma, fra tutte, l'ipotesi più audace - tanto da provocare un altissimo numero di dispute nonché di sorprendenti adesioni - è senz'altro quella del "principio antropico", avanzata da Barrow e Tipler in questo libro apparso negli Stati Uniti nel 1986. Da allora tale teoria è stata il punto di riferimento irrinunciabile di chiunque affronti il problema della posizione dell'uomo nell'universo. Tutto ruota intorno a un nucleo ineludibile: se non si presentassero straordinarie coincidenze nella forma delle leggi fisiche e nei valori delle costanti di natura, la biochimica, la vita e la vita intelligente non sarebbero possibili. Non solo un universo generico preso a caso non consentirebbe la vita, ma non vi sarebbero possibili neppure gli oggetti astronomici comuni e la materia ordinaria, in particolare il nucleo del carbonio. Muovendo da una simile constatazione è facile giungere alla conclusione che vi sia una 'necessità', e il principio antropico debole, che si arresta al riconoscimento dei fatti, evolve in quello forte: poiché il mondo è così, allora deve essere fatto così. Giunti a tale crocevia, è chiaro che le dispute diventano roventi e si dischiudono prospettive che non sarà azzardato definire, per una volta alla lettera, vertiginose.