Epitaffio per una spia

Epitaffio per una spia

Costa Azzurra, 1938. Vittima di un banale scambio di apparecchi fotografici, Josef Vadassy, un timido insegnante di origine ungherese e incerta cittadinanza, è arrestato con l'accusa di spionaggio. In realtà, la polizia francese sa benissimo che Vadassy è innocente, ma sa altrettanto bene che non è in condizione di trattare: quindi, o entro tre giorni scoprirà chi, fra gli ospiti del suo stesso alberghetto, è il vero agente nemico, o si vedrà revocare il permesso di soggiorno. Per imparare lo sdrucciolevole mestiere di spia tre giorni possono indubbiamente essere pochissimi, specie se i tuoi compagni di villeggiatura provengono da ogni angolo d'Europa e ai tuoi occhi poco addestrati appaiono, di volta in volta, l'incarnazione dell'innocenza o della perfidia. Ma sono invece quanto basta, a un fuoriclasse come Ambler, per dimostrare a quale perfezione narrativa possa essere elevata quella spy-story che prima di lui veniva giudicata più o meno da chiunque "una forma infima di vita letteraria".
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