I ribelli
Maestro delle passioni, Marai si dedica in questo romanzo non già ai triangoli amorosi ma a un altro legame che può raggiungere una tensione rovente: quello che tiene insieme un gruppo di adolescenti in rivolta contro tutto e pronti a tutto. E riesce a far penetrare il lettore al centro di un groviglio composto di errori e furori, complicità e tradimenti, insofferenza e viltà - elementi che segnano fatalmente il passaggio all'età adulta e sembrano ricorrere di epoca in epoca, in sempre nuovi travestimenti. Qui la materia è offerta dalle vicissitudini e dalle avventure di un gruppo di ragazzi, anzi una banda come loro stessi si definiscono, nella tarda primavera del 1918, in una cittadina dell'Alta Ungheria lontana dal fronte, dove la vita, placida e sonnacchiosa in apparenza, è profondamente inquinata dalle venefiche esalazioni della guerra. Abbandonati a se stessi mentre i padri combattono chissà dove, in balìa soltanto dei dèmoni della loro "rivolta contro l'utile e il pratico", della loro fantasia e della loro tracotanza, dichiarano guerra al mondo degli adulti inventandosi giochi molto, troppo pericolosi. Un oscuro commediante, che diventa il loro mentore diabolico coinvolgendoli nelle sue trame perverse, li trascinerà verso un epilogo tragico e inevitabile. La storia - di chiara ispirazione autobiografica - della impossibile ribellione di Tibor e dei suoi compagni è illuminata sinistramente dal riflesso della grande catastrofe collettiva, la cui presenza impalpabile incombe sugli animi, cancella ogni regola, stravolge i sentimenti.
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