Ottavio di Saint-Vincent
Afflitto dalla miseria e dalla noia, il giovane poeta Ottavio di Saint-Vincent vive nella perenne attesa di qualcosa cui egli stesso non sa dare nome - e solo questa irragionevole attesa lo trattiene dal suicidio. Ma il destino può assumere forme strane e imprevedibili: quella, ad esempio, di una duchessa bella e ricchissima che, per sfuggire a sua volta alla noia, ha deciso di raccogliere "un giovane povero, un uomo disperato", magari "ubriaco, addormentato, incosciente", e di elevarlo temporaneamente al rango di duca e suo sposo. Con conseguenze altrettanto imprevedibili: la nuova vita - ricchezza, amore, potenza e onori - dischiusa a Ottavio dalla vertiginosa finzione si rivela non meno spaventosa della miseria, giacché si può conquistare tutto ma non sfuggire al tedio e alla consapevolezza che tutto è vano e nulla è vero. In questo racconto che ha l'ingannevole leggerezza della favola Landolfi ha saputo condensare le più segrete ossessioni: i labirinti del destino, la vocazione al gioco e alla perdita, la nostra atroce sorte di fantasmi: "Ah, come non vedete che noi tutti veniamo dalla stessa noia e andiamo verso lo stesso nulla?".
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